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Allungamento catena cinetica posteriore

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Lo so già…Hai un mal di schiena che ti perseguita da parecchio tempo…Ti sei deciso finalmente a rivolgerti ad uno specialista che ti ha prescritto un “allungamento catena cinetica posteriore” e non sai cosa vuol dire nè chi la pratica.

Ci ho preso vero?!

Vediamo allora cosa è questo tipo di trattamento e come tornare a stare bene in maniera graduale e duratura nel tempo.

Catene cinetiche: cosa sono?

Prima di parlare dell’allungamento della catena cinetica posteriore, è bene fare un piccolo incipit introduttivo su ciò che sono le catene cinetiche. Come la maggior parte di voi sanno, il nostro corpo è collegato in ogni dove. Questi collegamenti non sono solamente i vasi sanguigni, i nervi e i muscoli; ciò che risulta essere determinante nel corpo umano è il tessuto connettivo.

muscoli toraceQuesto tessuto connettivo è un sistema di tessuti che trasmettono forze in maniera tensionabile in tutto il corpo; per voi questa definizione non rappresenta nulla, ma vi assicuro che nel mondo scientifico ci sono voluti tanti anni prima di poter inquadrare bene il sistema fasciale. Questo sistema connettivo si trova in ogni parte del corpo: visceri, intorno e dentro al muscolo, nei tendini e persino nel sistema nervoso centrale, quindi praticamente dappertutto!

All’interno di questo grande mondo che è la fascia, è possibile riscontrare una serie di collegamenti preferiti, una sorta di binari, dove questo sistema trova maggior collegamento e che trasmette la forza in maniera precisa. Esistono infatti collegamenti (le catene muscolari) che sono anteriori, a spirale, posteriori e anche che riguardano specificatamente l’arto superiore.

Ecco, queste sono le catene cinetiche!

Queste catene rappresentano quindi una sorta di binari muscolo-connettivali che generano una serie di tensioni in maniera globale e che si trasmettono anche le forze o gli stiramenti a distanza.

catena muscolare brachialeVi faccio un esempio così potete capire facilmente: alzate un braccio e posizionato lateralmente verso lo stipite di una porta. Sentirete che comincia un minimo a tirare il tessuto intorno alla zona del pettorale. Bene. Ora stendete completamente il gomito e supinate l’avambraccio; dovreste sentire una tensione anche verso la zona del bicipite brachiale. A questo punto se ci aggiungete una estensione del polso, sentirete come tutto l’arto superiore comincia a tirare dal pettorale, passando per il bicipite e finendo per la zona dell’avambraccio.

Complimenti! Avete scoperto la messa in tensione della catena cinetica brachiale.
Come avete potuto riscontrare, applicare una tensione si riverbera ovviamente anche sui distretti più lontani, perchè è tutto collegato.

La catena cinetica posteriore

Veniamo ora a parlare di cosa si intende per catena cinetica posteriore. Questa catena cinetica posteriore è quella che molto spesso comincia a dare una serie di problemi in quanto rappresenta quel sistema di muscoli che ci permettono di stare in piedi e dritti durante la giornata.
Infatti questo sistema è composto da tutti quei muscoli chiamati “Antigravitari” cioè che si oppongono alla forza di gravità, la quale ci attrae verso il basso.

É costantemente in tensione ed è quella che, se non ci fosse, non ci permetterebbe di muoverci, resistere agli urti ed eseguire tutte le attività sportive che ci piacciono. Questa grande azione però spesso è pagata da un prezzo: se non sufficientemente allenata e allungata, perde la sua capacità di svolgere le sue funzioni e ci ritroviamo ingobbiti, con dolori alla schiena e al collo, con le spalle che non si muovono e artrosi agli arti inferiori, soprattutto gonartrosi.

allungamento catena cinetica posteriore
La catena cinetica posteriore vista dai vari angoli

Ma da dove parte e dove finisce la catena cinetica posteriore?

  1. Origina a livello del cranio nella zona sopra gli occhi portandosi indietro fino alla nuca.
  2. Scende nella zona del collo fino ad arrivare tra le scapole nella parte centrale.
  3. Si dirige verso il basso andando a formare quella massa carnosa di muscoli molto forti vicino alla colonna vertebrale.
  4. Oltrepassa la zona dell’articolazione sacroiliaca dirigendosi verso le ossa ischiatiche.
  5. Da quì va verso il ginocchio con i muscoli ischiocrurali
  6. A livello nel dietro del ginocchio si continua con i muscoli del polpaccio
  7. Passa per il tendine d’Achille fino ad arrivare nella parte inferiore palmare del piede

Allungamento della catena posteriore

Ma questa famosa catena cinetica posteriore, come si allunga?

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Questa è la frase che spesso sento dire nel mio studio a Roma dove i pazienti giungono con una prescrizione medica. Eseguire un allungamento della catena cinetica posteriore è qualcosa che deve eseguire specificatamente un fisioterapista specializzato nel trattamento delle problematiche muscolo-scheletriche.
Spesso sento dire da alcuni pazienti che sono stati ingannati da alcuni personaggi abusivi riguardo ad una ginnastica per “allungare dietro”. Non solo questa cosa è molto pericolosa, ma è anche un reato punibile dalla legge.

Veniamo ora a parlare dell’allungamento posteriore. Ovviamente una frase che si può obiettare è “ma è come lo stretching! Basta allungare quei muscoli e si fa tutto da solo…”  La mia risposta è sempre: MAGARI!

Sì perchè eseguire un allungamento della catena cinetica posteriore equivale ad una messa in tensione globale, simultanea e controllata che deve essere eseguita in maniera lenta, continua e profonda.

attestato metoto mezieresPer questo motivo il miglior tipo di approccio è con il metodo Mezieres: attraverso questo metodo convalidato ormai da anni è possibile donare un respiro e un allungamento alla catena posteriore.

Questo tipo di metodica sfrutta proprio la simultanea tensione sulla catena posteriore in modo da fare una riequilibro posturale in maniera costante e progressiva.

pila di scatoloni

Immaginate che il nostro corpo siano una pila di scatole messe l’uno sopra l’altro; se le scatole sono poste in maniera perfetta, il peso è distribuito in maniera uniforme.

Se c’è invece una catena cinetica posteriore che pone queste scatole in maniera errata, ecco che cominciano a comparire problemi sui vari “angoli delle scatole” e quindi il paziente, se ritorniamo sul corpo umano, sente dolore.

Questo è il motivo per cui nel momento in cui si ha una radicolopatia, ernia o rigidità muscolare il percorso da intraprendere è quello della metodica Mezieres insieme ad un fisioterapista esperto.

Riguardo Daniel Di Segni
Daniel Di Segni
Nel mio Studio “Cervicale e Vertigini” di Roma, investo moltissime risorse economiche e professionali per permettere al paziente di avere una fisioterapia di qualità ed individuare il miglior percorso riabilitativo per la singola esigenza e situazione del paziente riducendo quindi il numero delle sedute fisioterapiche.

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