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Chiropratico

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Storia e filosofia della Chiropratica

La chiropratica è una pratica di carattere paramedico (non deve essere però inclusa all’interno delle scienze ufficiali bensì in quelle delle medicine alternative) che si sviluppa all’inizio del ‘900 con la figura del canadese Daniel David Palmer, che può essere riconosciuto come il primo chiropratico.

Daniel David Palmer

Daniel David Palmer – Padre della chiropratica. A lui si deve la nascita sia del nome che della figura professionale del chiropratico. Palmer osservò un sensibile miglioramento di una sordità dopo una manipolazione vertebrale cervicale; elaborò quindi una teoria che ancora oggi viene insegnata nelle scuole di chiropratica in tutto il mondo.

La teoria della “sublussazione vertebrale (o complesso sublussativo)” elaborata da Palmer fu che ogni problematica del corpo umano (immunitaria, neurologica, cardiologica ecc.) derivasse da una disfunzione a livello delle superfici articolari delle varie vertebre. Questa disfunzione agiva a livello delle radici nervose riducendo quindi la qualità del segnale nervoso che arrivava, riducendo quindi la funzione e favorendo la malattia e la disabilità.

Oggi questa teoria, nonostante sia ancora insegnata nelle scuole di chiropratica (soprattutto negli Stati Uniti), è stata smontata completamente dalla comunità scientifica, in quanto priva di evidenze scientifiche e di riproducibilità.

La Manipolazione Chiropratica

ChiropraticoQuando si parla di manipolazione del chiropratico si intende una manovra eseguita dal professionista con un movimento ridotto ma con una grande velocità (non per forza alla fine del range di movimento fisiologico) che permette di correggere una disfunzione delle articolazioni intervertebrali.
Queste manovre in ambito internazionali sono dette HVLA Thrust (High Velocity Low Amplitude Thrust) cioè proprio una manovra ad alta velocità e a bassa ampiezza che generalmente genera uno scrocchio articolare.

Ma come funziona questo scrocchio che si sente?

Esistono numerose tecniche che permettono alle articolazioni della colonna di cavitare (questo è il termine tecnico del CRACK che si sente), alcuni osteopati e chiropratici praticano alcune manovra ad un rischio molto elevato, cioè lavorando su di una barriera osteolegamentosa, cioè su di una barriera fisiologica, forzandola per generare un reset neurologico.

Noi Fisioterapisti invece applichiamo delle manipolazioni con estrema cura lavorando però su di una barriera “fittizia”, cioè costruiamo noi la nostra barriera entro cui poi andiamo a dare l’impulso: questo avviene attraverso una serie di combinazioni di movimenti che però NON CREANO DANNI E NON POSSONO GENERARE LESIONI.

Studi scientifici hanno dimostrato, per esempio sulla parte lombare, che c’è una possibilità su 3,7 MILIONI di peggiorare un’ernia; in tutti gli altri casi c’è non solo un miglioramento dei sintomi del paziente ma anche una diminuzione del liquido attorno alla problematica discale (favorendo quindi una guarigione).

Effetti della manipolazione

Generalmente quando ai miei pazienti comunico che andrò a fare una manipolazione sicura e non rischiosa, spiego anche quali sono gli effetti che si generano attraverso una manipolazione vertebrale/periferica.

Gli effetti sono vari e sono:

  1. Effetto biomeccanico: eseguire una manipolazione genera una liberazione all’interno della piccola capsula articolare tra le varie vertebre di gas (il motivo per cui si sente il crack); l’effetto a livello articolare è quello di liberare il movimento che per qualche motivo è ristretto, rendendo quindi la zona più libera di muoversi.
  2. Effetto neurofisiologico: attraverso una serie di recettori posti a livello articolare, con una manipolazione c’è non solo una diminuzione del segnale doloroso, ma anche una serie di effetti anche a livello cerebrale sulla percezione del dolore stesso, riducendo quindi “la continua campana” del dolore favorendo quindi un senso di benessere.
  3. Effetto biochimico: attraverso la manipolazione c’è una serie di liberazione di sostanze biochimiche che permettono un rilasciamento muscolare nella periferia e c’è anche una diminuzione delle problematiche legate ai trigger point.

Cosa fa un chiropratico?

Partendo dal presupposto che la filosofia con il quale Palmer ha ipotizzato le manovre chiropratiche non è valida e non ci sono evidenze scientifiche che questo avvenga, è importante capire cosa fa il chiropratico.

Il chiropratico fondamentalmente valuta i vari segmenti ossei della colonna vertebrale (le vertebre appunto) osservando se sono presenti dei gradi di restrizione o meno nel movimento “fisiologico”. Ho inserito tra virgolette la parola fisiologico, in quanto in ambito scientifico si dibatte moltissimo sul concetto di mobilità a livello vertebrale: Dal mondo osteopatico/chiropratico viene asserito che esistono due tipi di alterazioni di mobilità:

  • ipermobilità: una vertebra si trova in disfunzione in quanto è troppo mobile rispetto al concetto fisiologico e altera il funzionamento biomeccanico
  • ipomobilità: durante l’esame la vertebra risulta essere poco mobile, osservando da entrambi i lati alla stessa manovra di osservazione una diminuzione di movimento.

Questo concetto è fondamentale per comprendere aspetti che la letteratura scientifica afferma: è impossibile diagnosticare tramite una palpazione una condizione di ipermobilità, mentre è possibile osservare una ipomobilità.

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Detto questo aspetto importante nella valutazione, ciò che tendenzialmente il chiropratico fa è eseguire una manipolazione o vertebrale o di un articolazione periferica.

Chiropratico e le altre articolazioni

In ambito riabilitativo esistono inoltre delle manovre specifiche per le varie articolazioni presenti in tutto il corpo, quindi non solo a livello vertebrale è possibile “scrocchiare”!

manipolazione caviglia chiropraticaIn questo tipo di manipolazioni, che vengono dette “manipolazioni periferiche”, non è presente la vastità di evidenze scientifiche delle manipolazioni vertebrali che dimostrano l’efficacia delle manovre, sebbene però ne esistano comunque e attualmente si proseguono con degli studi statistici e accurati per valutarne l’efficacia.

Nella foto qui a lato si vede proprio l’operatore che ha impugnato adeguatamente la caviglia del paziente e sta saggiando le strutture prima di poter eseguire la manovra molto rapida, che genera anche qui un crack simile a quelli vertebrali.

In questo tipo di trattamento non sempre è possibile avvertire uno scroscio articolare puro e sonoro, l’importante però è che l’effetto che si genera è immediato e segue anche il percorso di neurodinamica che va accompagnato sempre.

 

Nel video qui sotto invece è possibile vedere una classica manipolazione della caviglia (generalmente nel mio studio la applico in tutte quelle condizioni di caviglia bloccata o dopo una distorsione).

 

Riguardo Daniel Di Segni
Daniel Di Segni
Nel mio Studio “Cervicale e Vertigini” di Roma, investo moltissime risorse economiche e professionali per permettere al paziente di avere una fisioterapia di qualità ed individuare il miglior percorso riabilitativo per la singola esigenza e situazione del paziente riducendo quindi il numero delle sedute fisioterapiche.

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