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Dito a scatto

Indice dei contenuti

Anatomia

Prima di parlare di cosa è il dito a scatto è bene eseguire un breve accenno di anatomia per poter comprendere adeguatamente cosa è questa condizione e perchè si verifica.

anatomia manoDobbiamo innanzitutto specificare che la mano è una componente del corpo molto delicata e molto complicata: infatti su di essa agiscono dei muscoli (per quanto riguarda la flessione e l’estensione delle dita e del polso) che si originano dall’avambraccio e dal gomito.

Questi muscoli infatti hanno la loro origine al di sotto del gomito dove hanno inizialmente un loro ventre muscolare per poi andare a fissarsi sulle dita con dei tendini che arrivano fino all’estremità delle dita.
A livello del polso questi tendini passano al di sotto di un retinacolo (una sorta di bendelletta trasversale costituita da tessuto fibroso) per poi proseguire a livello delle dita.

Molto importante è che a livello delle dita questi tendini passano all’interno di piccole pulegge (per far capire come delle piccole guaine) che permettono lo scorrimento di questi mantenendoli aderenti al piano osseo e rendendo quindi possibile le normali attività di prensione e di movimento delle dita.

Questa spiegazione però non coinvolge i muscoli propri della mano (abduttore del pollice, lombricali ecc.) che hanno sia il ventre muscolare che il tendine stesso all’interno della mano.

Cosa significa dito a scatto

Quando si parla di dito a scatto si intende una condizione caratterizzata da una sensazione di blocco nei movimenti di estensione di uno o più dita; questo avviene in quanto il tendine (in questo caso dei flessori) si blocca. Nel momento in cui riesce a superare questo ostacolo (che si verifica all’interno delle pulegge) il dito si sblocca con uno scatto.

definizioneLa terminologia ufficiale di questa condizione è ” Tenosinovite stenosante” cioè che è presente una stenosi (ostruzione) all’interno della guaina che avvolge il tendine; come dice la parola stessa, è presente anche una infiammazione che genera questa riduzione di movimento dei tendini con conseguente formazione del dito a scatto il quale, quando riesce a liberarsi (e non sempre questo avviene autonomamente) genera dolore, impotenza funzionale e avviene in maniera brusca.
Per comprendere in maniera molto esemplificativa cosa si intende per questa patologia questo video risulta essere molto valido e chiaro.

Se c’è una stenosi nel percorso del tendine ovviamente si viene a creare anche una infiammazione che complica ulteriormente il quadro sintomatologico. L’edema che si crea infatti complica ulteriormente il problema in quanto ostruisce ancora di più lo spazio entro cui scorre quotidianamente il tendine. É bene quindi affrontare il problema anche sotto l’ottica antinfiammatoria per ridurre il volume dell’ostruzione e per permettere il recupero della fluidità di movimento.

Il dito a scatto guarisce da solo?

Molto spesso alcuni miei pazienti mi chiedono “ma il dito a scatto guarisce da solo?”. Purtroppo no!

Infatti se c’è una stenosi nel passaggio del tendine, e questo quindi non viene risolto quando scatta, con il passare del tempo la cosa non potrà migliorare, anzi. L’ostruzione nel momento in cui avviene innesca una serie di processi infiammatori a livello cellulare che vanno a degenerare il tessuto della guaina rendendolo più rigido e meno elastico. Questo si traduce che con il tempo non solo non si guarisce dal dito a scatto se non si interviene con la fisioterapia specializzata.

Pensare che “prima o poi guarisce” è l’errore più grande che si può fare, soprattutto perchè si rischia di andare verso una irrimediabile opzione chirurgica.

Trattamento

intervento dito a scattoFino a qualche tempo fa, il trattamento per il dito a scatto era principalmente di tipo chirurgico cioè attraverso un incisione il medico ortopedico arriva fino alla guaina che accoglie il tendine liberandolo eseguendo una pulizia dei depositi infiammatori e riportando ad un movimento simil fisiologico.

Purtroppo però questo tipo di approccio chirurgico presentava molteplici problematiche: innanzitutto essendo la mano un compartimento molto complicato e molto difficile da trattare era facile commettere qualche danno collaterale; inoltre essendo comunque un intervento chirurgico, era frequente la formazione di aderenze al di sotto del taglio chirurgico che a loro volta creavano problematiche al movimento stesso dei tendini e della mano.

Successivamente si è provato ad utilizzare delle piccole iniezioni di farmaci cortisonici per ridurre l’edema e l’infiammazione della puleggia: anche questo tipo di approccio però non è molto vincente in quanto il cortisone risulta essere molto dannoso per le strutture fibrose dei tendini, rendendole deboli e lacerandole in maniera importante.

Approccio fisioterapico per il dito a scatto

A questo punto per il dito a scatto l’approccio vincente è quello fisioterapico attraverso il quale è possibile liberare la zona bloccata, riducendo enormemente il dolore avvertito dal paziente e rendendo libero il dito in tutti i movimenti.

La liberazione quindi del tessuto entro cui passa il tendine è fondamentale nel percorso terapeutico. Vediamo allora quali sono quindi le strategie migliori per risolvere il dito a scatto.

  • Utilizzo del taping neuromuscolare: questo tipo di applicazione del cerotto è molto utile nei casi di stenosi del canale tendineo. Infatti applicandolo secondo regole precise è possibile indurre una vera e propria apertura della guaina del tendine con movimento più fluido.
  • Fibrolisi Meccanica: sfruttando alcuni strumenti di questa tecnica è possibile intervenire efficacemente nel dito a scatto. Nel kit della fibrolisi meccanica c’è uno stiletto e degli specilli che, seguendo il percorso del tendine, permettono una sua liberazione con una precisione pressochè chirurgica. Questo è il trattamento d’elezione nella tenosinovite stenosante del dito.
  • Terapia Mulligan: Se si riposiziona l’articolazione delle dita, polso e gomito in maniera adeguata con la tecnica Mulligan sicuramente tutto il distretto ne potrà giovare. Infatti con una tecnica manuale semplice e completamente indolore sarà possibile ripermettere alle dita di muoversi attivamente senza dolore e riducendo al minimo il fastidio dello scatto durante l’apertura e chiusura.

Un piccolo aiuto, nel caso questa condizione si generi al primo dito, può essere utile utilizzare un tutore stabilizzante come trattamento conservativo nella vita di tutti i giorni; logicamente non è una cura, ma può essere un aiuto nei primi momenti della patologia.

Dito a scatto e rimedi naturali

Esistono dei “rimedi della nonna” per migliorare o guarire con il dito a scatto? Certo che sì!

Infatti ciò che posso sicuramente consigliare è innanzitutto una crema naturale all’arnica che deve essere applicata più volte al giorno. Questa crema a base di arnica aiuta nel combattere l’infiammazione; durante l’applicazione inoltre, si crea anche un massaggio che aiuta a mobilizzare la guaina e rendere il tessuto più mobile.

Generalmente ciò che consiglio è di applicarla 2-3 volte al giorno in maniera da farla asciugare per bene. Importante inoltre è applicarla prima di andare a dormire la notte per farla agire durante tutto l’arco del riposo notturno. Bisogna quindi:

  • Mettere una piccola quantità di crema sul dito e sul polso.
  • Distribuirla in maniera che la crema sia presente su tutto il distretto del dito in esame
  • Mi raccomando deve essere distribuita non spalmata fino a che non si asciugata
  • Essendo il dito umido di crema, avvolgerlo con della pellicola da cucina in modo da non permettere alla cute di respirare
  • Chiudere questo dito avvolto nella pellicola magari con un pezzo di scotch
  • lasciare agire per tutta la notte

Personalmente ciò che consiglio inoltre è anche eseguire un continuo esercizio della muscolatura della mano e del polso. Questo serve infatti per promuovere lo scorrimento del tendine nel dito a scatto. Questo kit è molto ben fornito e lo suggerisco a tutti i miei pazienti con questa patologia.

Riguardo Daniel Di Segni
Daniel Di Segni
Nel mio Studio “Cervicale e Vertigini” di Roma, investo moltissime risorse economiche e professionali per permettere al paziente di avere una fisioterapia di qualità ed individuare il miglior percorso riabilitativo per la singola esigenza e situazione del paziente riducendo quindi il numero delle sedute fisioterapiche.

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