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Strategie terapeutiche nella gonartrosi

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Meglio conosciuta come artrosi del ginocchio, la gonartrosi è la patologia più comune e diffusa che colpisce le articolazioni. I casi di gonartrosi registrano un costante aumento in Italia. Si stima che il 25%-30% della popolazione con età superiore ai 45 anni soffra di una forma di artrosi articolare: il picco massimo di incidenza riguarda pazienti di età compresa fra i 70 ed i 79 anni

Le Cause

La principale causa è data dalla degenerazione della cartilagine e/o dell’osso subcondrale per l’avanzamento dell’età anche se l’artrosi del ginocchio può essere generata anche da altri fattori: meccanici locali, sistemici, traumatici (incidenti o lesioni articolari a seguito di attività sportive), obesità, alterazioni dell’asse della gamba (ginocchio valgo, varo, flesso).
In tutti i casi, massa ossea e cartilagine si consumano e, quando i dolori cominciano a farsi sentire, il corpo inizia a lanciare segnali di allarme per il livello avanzato raggiunto dall’artrosi.
La cartilagine non ha recettori del dolore, l’osso subcondrale sì; quindi, il dolore avvertito da chi soffre di gonartrosi può provenire dall’osso oppure dalla membrana sinoviale infiammata, da lesioni del menisco o danni periostali.

Panoramica delle terapie possibili

I dolori al ginocchio sono tutti uguali? Ovviamente, no. Dipendono da vari fattori: gravità dell’artrosi, causa, parte colpita, età del paziente.
I principali compartimenti del ginocchio soggetti a gonartrosi sono tre:

  • Femoro-tibiale mediale, localizzato nella zona interna;
  • Laterale, che si trova nella parte più esterna;
  • Femoro-rotuleo che, come suggerisce il nome, è posto tra femore e rotula.

Quest’ultimo compartimento è quello che incide maggiormente (nell’88% dei casi).
Come combattere il dolore al ginocchio da gonartrosi che condiziona (talvolta, pesantemente) la vita?
Le terapie consigliate dal dr. Michele Massaro, specialista in Ortopedia e Traumatologia ed esperto nel campo della chirurgia mini invasiva, variano a seconda della gravità dell’artrosi.
Si può ricorrere a terapie mediche, fisioterapiche, infiltrative o, nei casi più gravi ed invalidanti (quando camminare è una fatica e fare le scale diventa un’impresa), all’intervento per l’impianto di una protesi ginocchio. Una protesi non classica ma mini invasiva, la più avanzata, sicura e risolutiva oggi disponibile.
Scopriamo, una ad una, in che consistono queste terapie.

Terapie farmacologiche

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“Il trattamento della gonartrosi va personalizzato a seconda delle cause d’insorgenza e della gravità del caso” ci spiega il dr. Michele Massaro. Per ogni terapia, bisogna valutare l’intensità del dolore, il danno strutturale, un’eventuale limitazione dell’articolazione compromessa ed altri fattori.
Il primo step per intervenire sul dolore consiste in una combinazione di cure farmacologiche:
Antidolorifici (o analgesici) come Efferalgan, tramadolo- paracetamolo, efficaci per ridurre il dolore ma non per intervenire sull’infiammazione;
Antinfiammatori come l’ibuprofene (Brufen) che riducono l’infiammazione e, di conseguenza, il gonfiore dell’articolazione;
Antinfiammatori non steroidei (FANS) come Oki, Aulin, Aleve, acido acetil salicilico, diclofenac, nimesulide, ecc. che, però, potrebbero provocare effetti collaterali anche gravi (tra cui danni renali ed epatici, emorragie, problemi allo stomaco), effetti che solitamente sono reversibili quando si interrompe l’assunzione del farmaco;
Condroprotettori, farmaci ed integratori da assumere per via orale o tramite infiltrazioni di corticosteroidi o di acido ialuronico (tramite iniezioni intra-articolari).
In riferimento alle infiltrazioni, rimandiamo l’approfondimento al paragrafo apposito di terapie infiltrative.
I condroprotettori sono farmaci ed integratori in grado di combattere i processi di artrosi degenerativa: hanno la funzione di favorire la normalizzazione della cartilagine articolare e del liquido sinoviale che conferisce protezione e nutrimento alla cartilagine. Stimolano i condrociti (le cellule della cartilagine) i sinoviociti (cellule della sinovia) ed inibiscono la degradazione della cartilagine.
I condroprotettori più studiati ed utilizzati per intervenire sul dolore al ginocchio sono:

  • Acido ialuronico;
  • Glucosamina, un amminosaccaride che stimola il metabolismo dei condrociti e dei sinoviociti e che pare contrastare o, addirittura, invertire i fenomeni artrosici;
  • Condroitina solfato, il più abbondante glicosaminoglicano presente nella cartilagine articolare che inibisce gli enzimi degradativi della matrice cartilaginea;
  • Collagene idrolizzato, presente nella cartilagine articolare, che stimola la sintesi di collagene da parte dei condriciti;
  • MSM (metilsulfonilmetano).

Il trattamento condroprotettore più usato e completo prevede la combinazione di glucosamina e condroitina solfato.
Tra i vari condroprotettori, soltanto l’acido ialuronico presenta uno scarso assorbimento per bocca mentre gli altri possono essere assunti per via orale. Di conseguenza, l’acido ialuronico viene usato per infiltrazioni intra-articolari.

Le terapie fisiche e fisioterapiche

L’efficacia di ogni trattamento varia da persona a persona e la scelta della terapia più giusta va decisa tra paziente e medico.
Nel paragrafo precedente, abbiamo descritto le cure farmacologiche ma, in certi casi, si può ricorrere a terapie fisiche (determinati esercizi fisici mirati) o fisioterapiche, quindi non farmacologiche.
La fisioterapia è un rimedio che può rivelarsi efficace per alleviare il problema del dolore al ginocchio; è particolarmente utile per chi ha problemi nello svolgimento delle più normali attività quotidiane.
Tra le tecniche fisioterapiche, si consigliano in particolare la magnetoterapia e la Tecar terapia: penetrano all’interno dell’articolazione dando buoni risultati.
Il fisioterapista suggerirà al paziente gli esercizi migliori per rinforzare i muscoli della coscia e per aumentare la flessibilità del ginocchio; gli spiegherà anche come eseguire le normali attività quotidiane riducendo la pressione sul ginocchio.
L’osteopatia può dimostrarsi utile per sbloccare l’articolazione rilassando i muscoli contratti e riducendo la pressione sui nervi delle gambe.
Oltre all’esercizio fisico ed alla fisioterapia, il dr. Michele Massaro raccomanda anche una sana alimentazione, eventuali modifiche dello stile di vita (evitando la sedentarietà e puntando sulla perdita di peso per ridurre il carico sulle articolazioni), ausili (plantare, scarpe ammortizzate, ginocchiera, bastone), l’idrokinesiterapia (in piscina).

Terapie infiltrative intrarticolari

Il dr. Michele Massaro ci ha ‘illuminato’, in particolare, su alcune delle terapie infiltrative più efficaci per intervenire sul dolore al ginocchio da gonartrosi. In certi casi, le infiltrazioni intra-articolari svolgono anche un ruolo efficace nella cura degli eventi traumatici.
Si distinguono tre principali tipologie di terapie in base alla sostanze da iniettare all’interno dell’articolazione:
Infiltrazioni con cortisonici che trattano lo stato infiammatorio dell’articolazione. L’effetto è temporaneo in caso di degenerazione artrosica, mentre è curativo nei casi post traumatici;
Infiltrazioni con acido ialuronico, elemento prezioso sia come antinfiammatorio e nella riduzione della sintomatologia dolorosa sia nel recupero della motilità articolare. Questo trattamento, noto anche come viscosupplementazione, ha la virtù di ripristinare la viscoelasticità del liquido sinoviale. In sostanza, fa da lubrificante nel ginocchio per migliorare la qualità del fluido articolare. In più, previene il deterioramento cartilagineo, aumenta la densità dei condrociti, ricostituisce lo strato superficiale della cartilagine e riduce il versamento intra-articolare. Svolge diverse funzioni in base al peso molecolare e la sua efficacia clinica dura dai 6 ai 12 mesi successivi al ciclo di infiltrazioni;
Terapia infiltrativa con sostanze rigenerative e fattori di crescita, primo fra tutti il PRP (platelet rich plasma). La procedura è questa: viene prelevato il sangue del paziente e lavorato (centrifugato) all’interno di un apposito apparecchio, dopodiché la sostanza preparata (detta concentrato plasmatico di piastrine) viene iniettata nel ginocchio.
Tra le nuove cure infiltrative, Massaro segnala anche il gel piastrinico e l’innovativa terapia con gel di polinucleotidi.
Il gel piastrinico è costituito da frammenti di cellule che, una volta attivate, stimolano la crescita delle cellule di origine mesenchimale (tessuto connettivo dell’embrione).
E’ stato dimostrato che l’utilizzo di gel di polinucleotidi (PDRN) può migliorare e mantenere nel tempo un buon compenso clinico funzionale dell’articolazione a differenza dell’acido ialuronico il cui effetto è più limitato nel tempo. I risultati sono soddisfacenti: questo gel migliora la funzionalità articolare e riduce il dolore.

Protesi di ginocchio mininvasiva

Se il livello di gravità dell’artrosi ginocchio è invalidante e le terapie farmacologiche, fisioterapiche o infiltrative non risultano inefficaci, sarà necessario considerare l’intervento per l’impianto di una protesi che va a sostituire cartilagine ed osso compromessi dalla gonartrosi ripristinando la funzionalità articolare.
Non ci riferiamo all’intervento chirurgico tradizionale ma a quello specifico di chirurgia ortopedica mini invasiva. Si tratta di una tecnica avanzata, meno aggressiva, più rispettosa del corpo, che velocizza non solo i tempi di intervento ma anche quelli di riabilitazione e di recupero. E’ più sicura, meno traumatica e presenta minori rischi di lussazione.
In caso di artrosi al ginocchio, può essere impiantata una protesi totale (che riveste tutto il ginocchio) oppure parziale (detta anche monocompartimentale, nel caso in cui il danno interessa un solo compartimento del ginocchio).
Rispetto alla chirurgia tradizionale, quella mini invasiva ha come obiettivo quello di preservare (anche nei casi di protesi totale) i legamenti crociati anteriore e posteriore o soltanto il legamento crociato posteriore, quando sono sani ed è possibile salvarli.
L’intervento è caratterizzato da un’incisione ridotta (quindi, si riduce anche la perdita di sangue durante e dopo l’operazione) e dal risparmio osseo e muscolare.
Nell’impiantare la protesi mini invasiva (realizzata con materiali evoluti come ceramica e polietilene), il chirurgo evita di scollare e tagliare i muscoli inseriti sul femore.
Si tratta di una tecnica delicata e scrupolosa, ecco perché chi decide di sottoporsi all’intervento deve necessariamente affidarsi alla precisione e velocità del gesto di uno specialista del settore. La protesi ginocchio mini invasiva dura, in media, 20-25 anni ed è, attualmente, la soluzione migliore.

Riguardo Daniel Di Segni
Daniel Di Segni
Nel mio Studio “Cervicale e Vertigini” di Roma, investo moltissime risorse economiche e professionali per permettere al paziente di avere una fisioterapia di qualità ed individuare il miglior percorso riabilitativo per la singola esigenza e situazione del paziente riducendo quindi il numero delle sedute fisioterapiche.

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